Genova non può crollare con il ponte!

Si può e si deve riemergere, trasformando il crollo in opportunità di rilancio

GeNuova e il progetto strategico della città GeNuova ha preso come riferimento e sta promuovendo idee progettuali e soluzioni tecnologiche innovative di aziende specializzate per contribuire al progetto strategico della città, finalizzate in particolare allo sviluppo portuale e al rilancio industriale.

Tali idee, che hanno ricevuto consensi ed apprezzamenti, partono dalle vocazioni, caratteristiche e peculiarità della nostra città e possono contribuire in modo deciso: al rilancio di Genova, – a dare una risposta concreta al problema occupazionale e alla fuga dei giovani, – a risolvere alcune delle situazioni di criticità e di pericolo incombenti in città; – a dare un volto nuovo alla nostra città, in linea con le esigenze delle persone, i mutamenti richiesti dal mondo che ci circonda, … Il crollo del ponte ci ha lasciato come tutti, attoniti, e ci ha spronati a valutare alcune idee che mettiamo a disposizione della comunità come contributo per affrontare la gravissima emergenza che Genova si trova a vivere.

Una grave emergenza! Il crollo del Ponte Morandi rappresenta un tragico evento traumatico per la nostra città, i suoi abitanti e la sua economia. Stiamo vivendo, a tutti gli effetti, una situazione post-terremoto che dopo il pesante tributo di vittime e di sfollati, richiede a Genova ulteriori carichi, insostenibili e difficilmente sanabili nel futuro. A breve distanza dall’evento, sono già più che evidenti (oltre ai disagi che gli sforzi delle istituzioni e del volontariato hanno cercato di mitigare il più possibile) le pesanti e crescenti ripercussioni sul tessuto economico cittadino e non solo: flussi turistici in diminuzione, aziende in difficoltà per mancanza di approvvigionamento, posti di lavoro persi o a rischio nel breve periodo, … E se a ciò si aggiunge la crescita conseguente di incidenti, l’aumento dell’inquinamento, …, non diventa fantascientifico ipotizzare un insanabile crollo dell’intera città e del territorio. Per Genova è quindi indispensabile trovare soluzioni che gestiscano l’emergenza in modo rapido ed efficiente. Ma nello stesso tempo, rendere possibile che questa circostanza diventi l’occasione in cui, mettendo da parte gli interessi personali, le lobbies, le invidie, le rimostranze, le rivendicazioni, anche con qualche rinuncia, in nome del bene comune, si sfrutti la concreta possibilità di trasformare una criticità in una occasione di rilancio, che sicuramente un domani potrà ripagare le rinunce di oggi. Noi tutti vogliamo evitare che Genova crolli con il ponte, morendo strozzata per quella che in termine scientifico si chiama “diseconomia da ingorgo”.

Il crollo del Ponte Morandi e GeNuova Anche Genuova vuole dare un suo contributo. Non vogliamo metterci in cattedra, impartendo lezioni o disegnando nel dettaglio soluzioni! Riteniamo però di fondamentale importanza evitare che l’esigenza e la fretta – peraltro giustificate – di disegnare soluzioni tampone, portino a non affrontare percorsi più strategici che, oltre a costituire un avanzato punto di partenza per far fronte all’emergenza, in tempi brevi, in attesa della ricostruzione del ponte, sono in grado di creare i presupposti per una concreta crescita. Il crollo del ponte sta cambiando il volto della città non tanto da un punto di vista architettonico, quanto da un punto di vista sociale, del lavoro, della vita quotidiana, …. Orientare questo cambiamento inevitabile verso prospettive in linea con lo sviluppo economico e sociale dei tempi, rappresenta una sfida che può rivelarsi vincente e rilanciare Genova in modo significativo. Questo il principio ispiratore che per noi risulta fondamentale ed in grado di prospettare un futuro non in caduta libera per Genova. 
Con tale spirito sono stati elaborati alcuni spunti che portiamo all’attenzione di tutti.
 Se infatti, da un lato, possono aiutare nell’immediato a diminuire i disagi che la città deve affrontare, a fornire percorsi tali da non perdere traffici che peserebbero sull’economia cittadina e ad evitare onerosi sprechi di denaro per soluzioni tattiche anche con non banali tempi realizzativi, dall’altro contengono forti e concreti spunti strategici per lo sviluppo futuro della città. Da parte nostra, auspicando che tali suggerimenti vengano raccolti da chi di dovere e diventino oggetto di approfondimento, mettiamo a disposizione della comunità, il know how dei soci ed i primi elaborati del costituendo Centro Studi.

Una ovvia premessa Alcuni fattori sono indispensabili per affrontare un’emergenza di dimensioni enormi come quella nella quale ci troviamo e realizzare interventi tampone per arginare la situazione: –  gestire gli interventi necessari in modo straordinario, come fossimo in tempo di guerra: i tempi di ricostruzione del ponte (o di realizzazione di nuovi percorsi alternativi) e di ri-saldatura del link tragicamente interrotto tra le due Riviere, sono incompatibili con il tempo di sopravvivenza dell’economia cittadina. In Cina in una notte hanno costruito una stazione ferroviaria; in Giappone, dopo un terremoto, sono stati ricostruiti due ponti in 12 giorni (e ai cittadini sono giunte le scuse per avere terminato con due giorni di ritardo!). –  utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili (pur con la necessità ovvia di interventi) per creare soluzioni temporanee.

Nel buio del disastro un barlume di luce per costruire nuove strade, fisiche ed immateriali, per decenni ignorate Il ponte tagliato sul torrente Polcevera è una metafora delle nostre separazioni. Il ponte da ricostruire è quello delle coscienze e dei legami da ristabilire con la nostra storia e con l’altro. (ndr: Mauro Armanino,  Avvenire del 18/8/18)

Più di ogni altro aspetto, soprattutto per evitare di fare esclusivamente scelte tattiche, fini a se stesse, magari onerose, è indispensabile unire le forze per individuare e concretizzare scelte strategiche in grado di indirizzare le esigenze immediate e di avviare un percorso di crescita. Gli abbozzi di dialogo tra le Istituzioni presenti sul territorio (Regione, Comune, Capitaneria di Porto, Autorità Portuale), che ha portato ad ipotizzare l’utilizzo di una nuova strada in porto, rappresenta il segno di uno sforzo comune per unire la città al suo porto e la testimonianza che il riscatto da una situazione terribile può avvenire solo percorrendo la strada del “fare sistema”, della convinzione che solo “insieme è possibile” (questo anche il motto della nostra Associazione) raggiungere obiettivi, altrimenti irraggiungibili.

Condividere e non dividere per creare nuove soluzioni Questo, a nostro modo di vedere, il primo aspetto strategico da cogliere. Se Genova non vuole decadere da un ruolo portuale primario e considera comunque il porto una primaria risorsa, non può non adeguarsi a quanto in altri porti di rilevanza mondiale è ormai di ordinaria amministrazione. Se prendiamo, ad esempio, Rotterdam, in pratica non esiste una discriminazione (come a Genova) tra viabilità cittadina e portuale (se non limitatamente alla zona terminal): le strade sono strade del territorio! Fermo restando questo principio base, è stato fatto un esercizio per abbozzare un possibile percorso, che possa sfruttare risorse strutturali che sono non utilizzate o sottoutilizzate per le solite ragioni d’inerzia o perchè come tasselli singoli sono a basso valore. Partendo da due risorse disponibili (Via del Papa e Sopraelevata Portuale) si potrebbe creare una reale alternativa al ponte Morandi (in attesa di una sua rapida ricostruzione); utilizzando le due strade esistenti è possibile creare un link di 7 km diretto tra casello di Genova Ovest e casello di Genova Aeroporto a 4 corsie (due in ogni senso di marcia) aperto anche al traffico privato e capace di sostenere una velocità di transito di 60 km/h per 80000 veicoli/giorno. A tutti gli effetti una sorta di tratto autostradale in area portuale, ma esteso alla città (come l’A 15 a Rotterdam) con un’uscita intermedia dedicata al traffico pesante diretto in porto. Certo un percorso con criticità da affrontare e by-passare, impresa non impossibile se l’approccio è quello auspicato e sopra descritto.

Un’inversione di tendenza!
Ancora più strategico risulta l’intervento derivante da due delle maggiori criticità presenti oggi nel tessuto portuale: scarso utilizzo del trasferimento container via ferrovia (inferiore rispetto ad altri porti ed addirittura in diminuzione nell’ultimo decennio) ed assoluta mancanza di logistica a valore aggiunto, che sviluppa occupazione ed economia in città.
Risulta quindi fondamentale intervenire per il decongestionamento dell’area portuale, sia per la gestione dell’emergenza che per lo sviluppo del traffico portuale, destinato altrimenti ad una drastica diminuzione a favore di altri porti che si stanno sempre più attrezzando, in termini di infrastrutture e servizi, per far fronte ai nuovi scenari che si affacciano all’orizzonte.
Il decongestionamento dell’area portuale (e, conseguentemente, dell’area cittadina) può essere concretizzato spostando i flussi di merci da gomma a ferrovia (attualmente al 15%, quando altri porti italiani superano il 30%). Ecco alcuni spunti per interventi che comunque devono essere programmati e rappresentano un must, se il porto di Genova vuole continuare a recitare un ruolo primario nello scenario internazionale:
– miglioramento dell’operatività portuale ferroviaria causa del mancato trasferimento di merci sulla ferrovia, mediante l’utilizzo immediato, con carri ferroviari ribassati, della galleria del Molo Nuovo, di collegamento tra Calata Sanità e Campasso);
– dare priorità alla stesura di binari ferroviari nell’ex parco ferroviario del Campasso (in sostituzione del fascio di 36 binari, completamente smantellato); 
- utilizzo di shuttle ferroviari per la movimentazione dei container da porto a retroporti; 
- implementazione delle Autostrade Ferroviarie (come stanno attuando altre Regioni e Porti in 
Italia) con:
  • punti di trasbordo gomma-ferro in aree vicine al porto come il nodo del Campasso attrezzabile in breve tempo;
  • trasbordo obbligatorio dei container provenienti da Francia, Spagna, Portogallo sui treni nel parco Ferroviario a Ventimiglia (come è per gli altri valichi alpini);
  • priorità al completamento del raddoppio della ferrovia Genova – Ventimiglia;
  • utilizzo della capacità residua di trasporto ferroviario delle linee di valico (i Giovi e la Voltri – Ovada possono ricevere ulteriori 785.000 containers/anno);
o avvio di attività di logistica a valore aggiunto nel territorio demaniale portuale.

Le idee proposte, messe a fattor comune e inserite in una visione strategica espansiva del traffico portuale, soprattutto container ma anche conservativa dei traffici attuali, impongono una diversa visione del trasporto merci che non possono continuare a gravare essenzialmente su strada e che vedono come soggetti interessati non solo la città di Genova ma la comunità regionale e nazionale di cui Genova è il principale porto.
La tragedia del Ponte Morandi può aiutare la città a riprendersi la capacità di guida del proprio sviluppo e l’attenzione degli organi di governo e dell’emergenza per aiutare a superare quelle resistenze corporative che spesso sono la causa prima dei problemi cittadini.

Un nuovo modo di vivere (la città)? È innegabile che il crollo del ponte abbia inciso e inciderà probabilmente sempre più sul contesto socio-economico. Un esempio da considerare è la tendenza ad introdurre lo smartworking da parte delle aziende del territorio. Tale scelta, dettata dall’emergenza, potrebbe rivelarsi strategica, se fin da ora indirizzata in modo consapevole ed adeguato verso modelli di vita sociale e comunitaria, che non sviliscano o virtualizzino i rapporti umani e contatti personali. Genova, pur nella sventura, potrebbe diventare un laboratorio per sperimentare e concretizzare modelli di vita e lavorativi innovativi.Questi in sintesi alcuni spunti che condividiamo con l’auspicio possano essere recepiti ed approfonditi. Come indicato, saremo felici di mettere a disposizione della comunità, in linea con i principi ispiratori e lo Statuto dell’Associazione, il know-how interno ed il costituendo Centro Studi, con i suoi primi elaborati. Questo perché crediamo che una Genova Nuova sia possibile con l’aiuto di tutti. ©GeNuova